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Discussione: Obsolescenza programmata

  1. #1
    Pa0l0ne
    Guest

    Obsolescenza programmata

    Posto molto volentieri una riflessione dell'amico Lancillotto, fatene tesoro.

    La prima definizione che il vocabolario dà del termine 'obsolescenza' è “svalutazione economica di un bene o di uno strumento di produzione derivante dal progresso scientifico e tecnologico che ne fa immettere continuamente sul mercato di nuovi e più sofisticati”. Pensate un attimo a un oggetto – un cellulare, un paio di scarpe, una padella o uno scooter che usate nella vita di tutti i giorni e verificate se la spiegazione del dizionario è corrispondente alla realtà. Davvero lo sostituite solo quando viene superato da un modello nuovo, con più funzioni, realizzato con materiali migliori, più avanzato? [B][COLOR="#FF0000"]PROBABILMENTE NO!.[/COLOR][/B]

    Si avvicina di più al vero la seconda definizione che viene fornita: “perdita di competitività sul mercato da parte di un prodotto”. La domanda dunque sorge spontanea: cosa determinata la perdita di competitività di un prodotto? Il superamento della sua tecnologia o del suo design, l’avvento di nuove mode e nuove tendenze, il cambiamento delle esigenze che esso deve soddisfare, la modifica di leggi e normative che ne regolano l’uso?

    Sono diversi i fattori che rendono obsoleto un bene e molti di essi possono essere pilotati, cioè prestabiliti da qualcuno che ha interesse a determinare con buona precisione la durata della vita di un bene. Eccoci così giunti al concetto chiave, che può essere riassunto in due semplici parole: obsolescenza programmata, anche se oggi designer, progettisti e pubblicitari preferiscono usare il più elegante 'ciclo di vita del prodotto'.

    Chi riesce a isolarsi, quantomeno parzialmente, dall’assordante richiamo del consumismo e dalla frenesia dello shopping, ha già probabilmente acquisito la capacità di distinguere quando un bene diventa realmente inutilizzabile e quando invece il suo avvicendamento in favore di un sostituto più nuovo e accattivante è una semplice operazione di marketing.

    Pochi però, quasi nessuno probabilmente, conoscono la vera storia dell’obsolescenza programmata e sanno che la sua attuazione è da quasi un secolo una precisa strategia produttiva che trova riscontro nel meticoloso lavoro di stuoli di ingegneri e ricercatori, ma anche in documenti, verbali e relazioni di cartelli organizzati appositamente per scandire i tempi di avvicendamento dei prodotti immessi sul mercato.

    La vera storia dell’obsolescenza programmata è raccontata in un documentario della regista spagnola Cosima Dannoritzer

    Tutto questo è spiegato nel documentario realizzato dalla regista spagnola Cosima Dannoritzer intitolato Comprar, tirar, comprar – La historia segreta de la obsolescencia programada. Il film si apre con la scena di un ragazzo, Marcos, alle prese con una stampante che misteriosamente smette improvvisamente di funzionare; tre diverse assistenze gli consigliano di comprare un apparecchio nuovo, dato che il suo costo sarebbe di gran lunga inferiore rispetto alla riparazione.

    Una ricerca in rete svela però i primi piccoli segreti che hanno reso prematuramente obsoleta la macchina: un particolare chip infatti legge il numero di passaggi delle testine e dopo un quantitativo predeterminato di stampe ne causa il blocco. Durante il documentario, fra un filmato e l’altro, l’autrice ci tiene aggiornati sulle vicende di Marcos fino alla scena conclusiva: il ragazzo scarica un semplicissimo software gratuito da un sito russo che resetta il contatore e riattiva la stampante.

    L’immagine forse più emblematica di questa case history è quella che raffigura la pagina di un manuale tecnico che Marcos, spulciando internet, è riuscito a reperire, su cui è chiaramente riportato che la macchina è stata progettata per stampare diciottomila pagine e una volta esaurito questo quantitativo si deve bloccare.

    Prendendo ad esempio alcuni prodotti in cui durata e resistenza rappresentano aspetti fondamentali, Dannoritzer ripercorre la storia dell’obsolescenza programmata, spiegando come e perché a un certo punto si è deciso di accorciare scientificamente il ciclo di vita di molti oggetti. Uno dei casi più eclatanti è quello della classica lampadina a incandescenza. Fu un successo quando, nei primi anni del secolo, vennero realizzate delle lampadine in grado di funzionare per mille ore.

    Il lavoro degli ingegneri, il miglioramento della qualità dei materiali e i progressi compiuti nella ricerca tecnologica portarono presto il traguardo prima a millecinquecento, poi a duemila, fino a duemilacinquecento ore di autonomia. Sembrava un trionfo della tecnologia, ma dal punto di vista commerciale era un disastro. Alcuni se ne accorsero e fondarono il Phoebus, un cartello che comprendeva i principali produttori del settore, dalla Philips alla Osram, e che aveva l’obiettivo di controllare il mercato dell’illuminazione.

    A metà degli anni venti, Phoebus impose il limite massimo delle mille ore, con tanto di multe e sanzioni per i produttori che realizzavano e commercializzavano lampadine con una durata superiore. Accompagnando questo esempio con quello dei collant – rivoluzionari accessori d’abbigliamento in nylon che, quando vennero immessi sul mercato per la prima volta, erano dotati di un’incredibile resistenza –, viene introdotta anche la tematica del 'dilemma morale' di ricercatori e ingegneri: dopo aver passato anni a studiare soluzioni per prolungare durata e resistenza dei loro prodotti, erano ora costretti da nuove leggi di mercato a percorrere la strada opposta, inventando un modo per predeterminarne la morte.


    Il documentario Comprar, tirar, comprar – La historia segreta de la obsolescencia programadasi apre con la scena di Marcos, alle prese con una stampante che smette improvvisamente di funzionare

    Com’è facilmente intuibile, un sistema di consumo con una velocità di avvicendamento dei beni così elevata presenta due criticità fondamentali: l’utilizzo di una quantità enorme di risorse – energetiche, materiali ed economiche – e il bisogno di smaltire una altrettanto enorme quantità di rifiuti. Ripensiamo all’esempio della stampante. Questo tipo di macchina è formato da molte componenti: carter in plastica, circuiti stampati, cartucce, viti e tanti altri pezzi, nessuno dei quali in realtà, al momento della dismissione, è realmente rotto, usurato e quindi inutilizzabile.

    Dove finiscono questi quando un chip decide che l’apparecchio è giunto alla fine del suo ciclo vitale? Secondo le informazioni fornite dal documentario, in Ghana e in tanti altri paesi africani e del Sud del mondo. Un attivista ghanese spiega infatti che, aggirando un accordo internazionale che vieta l’esportazione in quelle aree dei RAEE contrabbandandoli come macchinari usati anziché come scarti –, innumerevoli aziende occidentali spediscono i loro rifiuti elettrici ed elettronici in Africa, utilizzando i paesi poveri come discarica in cui l’ottanta per cento di computer, televisori e stampanti viene buttato e smembrato dagli abitanti del posto, alla disperata ricerca di metallo – rame, alluminio, ferro – da cui ricavare qualche dollaro.

    A dispetto dell’immagine eco-friendly che vuole dare di sé stessa, sotto accusa finisce anche la Apple. Imbeccata dalla denuncia di un gruppo di blogger infatti, un’avvocatessa americana ha organizzato una class action contro la compagnia del defunto Steve Jobs, rea di aver immesso sul mercato milioni di iPod che nel giro di otto-dodici mesi cominciavano ad accusare problemi alle batterie, che però non potevano essere sostituite. L’unica soluzione? Cinquecento dollari e un nuovo iPod.

    Dai documenti ottenuti nel corso del processo, è emerso che la Apple aveva realizzato appositamente le batterie al litio affinché terminassero il loro ciclo in quel lasso di tempo, motivo per cui è stata condannata, oltre che a risarcire gli acquirenti frodati, a estendere la garanzia a due anni. Per alleggerire un po’ la tensione, vengono inserite anche alcune scene della famosa opera di Arthur Miller Morte di un commesso viaggiatore, in cui il protagonista si lamenta che appena finisce di pagare l’ultima rata del frigorifero, dell’automobile o del televisore, questo puntualmente si rompe.


    Innumerevoli aziende occidentali spediscono i loro rifiuti elettrici ed elettronici in Africa, utilizzando i paesi poveri come discarica

    Nell’America degli anni trenta, ci fu addirittura chi propose di rendere obbligatoria l’obsolescenza pianificata: l’imprenditore Bernard London pubblicò un saggio intitolato Uscire dalla depressione attraverso l’obsolescenza pianificata, in cui sosteneva che l’unica via per rivitalizzare l’economia piegata dal crollo del 1929 era incentivare i consumi. Quale modo migliore della sostituzione obbligata dei beni per raggiungere questo obiettivo?

    A ben vedere oggi il funzionamento del mercato non differisce molto da un ipotetico scenario regolato da una legge sull’obsolescenza. Lo strumento culturale è certamente una delle armi più potenti di cui i profeti del consumo sono in possesso per indurci all’acquisto frenetico e soprattutto frequente di beni superflui.

    È però quasi scioccante esaminare le prove oggettive che il documentario di Cosima Dannoritzer ci fornisce con grande puntualità e che testimoniano in maniera incontestabile come le tecnologie e i processi produttivi e i materiali in essi utilizzati siano scientificamente studiati per conferire al prodotto finale una vita di durata prestabilita, in modo da indurre l’utente, volente o nolente, a effettuare un nuovo acquisto.

    Uno spiraglio però, come prova il caso di Marcos e della sua stampante, resta aperto, l’obsolescenza pianificata si può combattere. Per prima è necessario agire sul piano culturale: contrapporre al modello consumista una nuova concezione, che poi tanto nuova non è, basata sulla sobrietà, sul recupero e sul riutilizzo presenti in natura – non esistono scarti, ma solo risorse da rinnovare –, sulla consapevolezza di trovarci su un pianeta finito che non può sostenere un sistema di sviluppo indefinito.

    “È una vera rivoluzione culturale – afferma Latouche – perché si tratta di un cambio di paradigma e di mentalità. Questa rivoluzione si chiama decrescita"

    In questo ci vengono in aiuto le parole di Serge Latouche, intervistato nel corso del documentario: “È una vera rivoluzione culturale – afferma il decrescitista francese – perché si tratta di un cambio di paradigma e di mentalità. Questa rivoluzione si chiama decrescita. È uno slogan provocatore che agisce in rottura con il discorso euforico della crescita possibile, infinita e sostenibile. Cerca di dimostrare la necessità di un cambio di logica”.

    Non solo un cambio di mentalità però. Reagire a questa imposizione anche dal punto di vista materiale, tecnico, pratico è possibile. La prima cosa da fare è non dare per scontato quello che ci viene detto: se il rivenditore di turno suggerisce di cambiare la macchina piuttosto che sostituire il pezzo, informiamoci se per caso esistono strade alternative, vediamo se qualcuno ha condiviso lo stesso problema e magari una soluzione a esso. Non buttiamo quello che sembra superato e obsoleto, ci sarà sempre qualcuno a cui potrà essere utile.

    Il riutilizzo, lo scambio dell’usato, il riciclo, persino la reinvenzione e lo studio, con un po’ di fantasia, di nuovi utilizzi per gli oggetti. Il tutto senza scartare la possibilità di prendere una posizione politica, persino giuridica, forti del bell’esempio della causa collettiva contro Apple e di molti altri casi simili, dei quali si parla troppo poco.

  2. #2
    guerrierodipace
    Guest
    Questo articolo é obsoleto e non più funzionante
    Idem l'autore

    inviato tramite talpa cieca...parlante
    Electron^-, Raiden and Pa0l0ne like this.

  3. #3
    Founder Admin L'avatar di Raiden
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    Letto tutto, di ciò me ne rendevo conto senza dare una definizione, è per questo che ho pc di 8 anni fa che ancora funzionano e sono utilizzati in casa, ho ancora windows xp un po' ovunque, fatico a cambiare cellulare e voglio spendere sempre il meno possibile in queste cose ^^
    [EMAIL="obcj@libero.it"][/EMAIL][URL="http://obcj@libero.it"][/URL]

  4. #4
    Open Member L'avatar di Dexther
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    [url=http://www.youtube.com/watch?v=v3LMnJtrSvw]OBSOLESCENZA PROGRAMMATA - Il motore segreto della nostra società di consumo - YouTube[/url]

    Godetevelo

  5. #5
    Vip Member L'avatar di Baccello
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    [QUOTE=Raiden;40612]Letto tutto, di ciò me ne rendevo conto senza dare una definizione, è per questo che ho pc di 8 anni fa che ancora funzionano e sono utilizzati in casa, ho ancora windows xp un po' ovunque, fatico a cambiare cellulare e voglio spendere sempre il meno possibile in queste cose ^^[/QUOTE]
    Ma quanto ti vorrei quotare! Io ho aggiornato il mio amd 2000+ l'anno scorso con un amd 3000+ perché mi è stato regalato!
    E come cell ho un Nokia E51 (preso anni fa a metà prezzo) mi interessava perché aveva il wifi e non costava un'esagerazione, ogni anno ci cambio la cover (5€ da cinesino) e torna come nuovo

    nb. assolutamente sempre xp, windows 7 lo consiglio solo ai clienti.

  6. #6
    Open Member L'avatar di Dexther
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    windows 7 se installato senza AEREO e diavolerie varie e un sistema OTTIMO e sopratutto stabile ed aggiornato.
    Windows xp purtroppo andrà in pensione prima o poi, ma un amd 3000+ lo regge in versione lite.

    Poi il software e sempre software , e l'ardware se uno vuole si sà sempre sfruttare.
    La tecnologia di almeno 5 o 6 anni fà non era come e quello di ieri.
    Ci sono sitemi che con un procio un pò più performante e alcune accortezze puoi sempre tirare il meglio di se.
    Ho p2 trasformati in firewall
    P2 trasformati in server di posta
    Altri trasfomrati in print server.
    Calcolate voi ;=)

  7. #7
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    [QUOTE=Dexther;40694]windows 7 se installato senza AEREO e diavolerie varie e un sistema OTTIMO e sopratutto stabile ed aggiornato.
    Windows xp purtroppo andrà in pensione prima o poi, ma un amd 3000+ lo regge in versione lite.[/QUOTE]
    Si ma io sono obbligato ad usare XP per una serie di compatibilità con un bel po' di programmi che uso e che su Windows 7 non girano neppure con l'attivazione della compatibilità. Attualmente sto usando la versione di Hwnl e mi trovo bene, ma anche se è un 3000+ con 3 gb di ram viaggi bene anche con la versione originale.
    Ciao
    Bac

  8. #8
    e-tool's Creator L'avatar di Electron^-
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    Davvero un ottimo articolo dal nostro buon Pa0l0ne.... mi mancavano i tuoi contributi

    Personalmente sono tra le 2 strade, quella del riutilizzo convulsivo e riadattamento (in puro stile smanettone) e quello di comprare prodotti aggiornati ogni 5-6 anni (ad eccezione del cell che solitamente cambio ogni 2-3).

    La corsa all'ultimo prodotto non fa per me, ed aspetto sempre che scenda il prezzo prima di fare un acquisto.

    Che poi la soddisfazione del ripararsi ciò che non funziona è decisamente superiore a quella che si prova nel acquistare un nuovo oggetto...

    C'è anche da notare però, che la maggior parte dei ragazzi di oggi, non ha voglia di far nulla, e preferisce comprare un nuovo prodotto per farsi bello davanti agli amici...
    Inoltre la spinta a comprare sempre gli ultimi ritrovati tecnologici deriva dalla volontà di non mostrare l'evidente crisi finanziaria mostrandosi sempre al passo con i tempi... La dimostrazione di ciò deriva dal fatto che i luoghi turistici sono sempre affollati e che i negozi registrano sold-out degli ultimi prodotti di punta del mercato dell'abbigliamento firmato e di quello della tecnologia...
    "Unix is user-friendly. It's just very selective about who its friends are."

    I miei piccoli:

    PC:Processore: Athlon 643000+ 754 @2400, Ram: 1GBddr400@480, Sk.Video: ATIRadeon HD3650 AGP @780-1100
    NOTEBOOK:Modello: HP ProBook 4520s,Processore: Intel i5-460M@2.53GHz, Ram: 4GBddr3@1333MHz, Sk.Video:ATI Mobility Radeon HD5470 512MB
    Xbox360:Mobo:Jasper, Lettore:Liteon 74850, Firmware:iXtreme LT+ 3.0, Rebooter:Freeboot (14719), Dash:Freestyle Dash 2.2,
    HDD
    :WD Black Scorpio 500GB 7200RPM 16MB cache, MODEstetica: X intagliata sul lato nera sfumata verde
    Xbox360 Slim:Mobo:Corona, Lettore:Liteon 1075, Firmware: Originale, Rebooter:In Lavorazione,
    HDD
    :250GB originale Microsoft, MODEstetica: Non Prevista Xbox360 Slim:Mobo:Trinity, Lettore:Liteon 0272 con PCB Matrix Freedom, Firmware:iXtreme LT+ 3.0, RGH (Matrix Trident):Freeboot (14719), Originale, Vuota Dash:Freestyle Dash 2.2,
    HDD
    :Originale Microsoft 250GB, MODEstetica:
    In elaborazione mentaleWii:Mod: Software, Modestetica: prossimamente
    PSP:Modello: 1004, Firmware:5.50 GEN-D3, Mobo:TA-v82
    Monitor:Marca: Asus, Modello: VK246H, Tempo di risposta:2ms, Risoluzione: Full-HD


  9. #9
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    Obsolescenza programmata chi la conosce?

    Salve. Sono qui per parlarvi di una cosa molto triste che avviene nel mondo dell'elettronica e non solo. Gli ingegneri studiano i prodotti per dare loro un programmato tempo di vita. Quindi il tempo di vita non dipende da fattori "fisici" e quindi non si tenta di produrre una cosa che duri il piu possibile, ma da una programmazione studiata per far durari i prodotti molto meno.
    Voi cosa ne pensate?

    vi lascio con un video che ripercorre la nascita della OBSOLESCENZA PROGRAMMATA
    E' nata col mercato delle lampadine.. (pensate esiste una lampadina del 1901 che ancora funziona) e poi si e' esteso a tutti i prodotti praticamente.
    [video=youtube;v3LMnJtrSvw]http://www.youtube.com/watch?v=v3LMnJtrSvw&feature=related[/video]

    Che ne pensate? Io cmq ragiono .. ed ho pc veramente vecchissimi spesso trovati vicino ai secchioni.. che ancora funzionano..
    (sono stati usati poco? anche se vecchi?)
    Ditemi la vostra!
    Ultima modifica di naxil; 14-11-12 alle 18: 14

  10. #10
    God L'avatar di zeruel85
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    @naxil:
    cerca di controllare sul forum se esiste già un thread uguale la prossima volta, prima di aprirne uno nuovo, grazie.

  11. #11
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    lol... scusate.. non credevo ci fosse un articolo del genere.. cmq gran triste cosa..
    Io pero' ho una scheda madre trovata vicino ad un secchione,.. era anche piovuto.. e va..

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