Interessantissimo progetto internazionale per avvicinare i bimbi/ragazzi alla programmazione
[url=http://coderdojo.com/]CoderDojo[/url]
[url=http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/03/12/news/bambini_programmatori-54394224/]"Che bravo il mio bambino, il videogioco lo ha scritto lui" - Repubblica.it[/url]
[QUOTE]MI AIUTI a creare un videogioco che ho in mente?" Richieste di questo genere da parte dei bambini possono apparire insolite ma a ben pensarci sono la naturale evoluzione di frasi che tutti conosciamo da tempo: "Facciamo finta che tu sei... e questo è...". Siamo dinanzi a una particolare "esigenza creativa" che i bambini hanno innata ma rischia di essere castrata se non trovano strumenti adeguati per esprimerla, spiega Angelo Sala, ingegnere 42enne responsabile di CoderDojo Milano. Ma facciamo qualche passo indietro.
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La storia. CoderDojo è un movimento internazionale nato in Irlanda nel 2011 per insegnare a bambini e ragazzi dai 4 ai 17 anni a programmare. In Italia il primo dojo è stato fondato un anno fa a Firenze dal social media advisor Giuseppe Tempestini. Poi è partita Milano, oggi la struttura meglio organizzata, con un evento al mese in calendario (il prossimo sarà il 20 aprile). Sardegna e Catania hanno già un team ufficiale e dalla Romagna hanno contattato Milano per informazioni. Nel mondo ci sono oltre 130 dojo in 22 paesi. Il 13enne irlandese Harry Moran, grazie al supporto del dojo di Cork, ha sviluppato un'app, Pizzabot, che è riuscita a superare Angry Birds nella classifica settimanale di quelle più vendute su iOS. Il dodicenne Shane Curran di Dublino ha invece creato un'app per gestire sistemi bibliotecari tramite uno smartphone usato come scanner di codici ISBN.
CoderDojo è nato come associazione non profit per opera del 19enne studente irlandese James Whelan, dopo che questi ricevette una certa visibilità per aver hackerato l'iPod Nano. Su richiesta di alcuni compagni di scuola, Whelan cominciò a insegnare HTML e CSS (linguaggi informatici che definiscono la formattazione delle pagine web) all'interno di un gruppo che si riuniva nel suo istituto a Cork. L'incontro con Bill Liao, cofondatore del social network professionale Xing, diede visibilità al progetto che crebbe al punto da attirare studenti da Dublino. Fu così che nacque l'iniziativa dei dojo. Ogni dojo è animato da volontari che hanno a disposizione un wiki per avviare il progetto e si confrontano con la comunità internazionale. Nei dojo si utilizzano software sviluppati dal MIT di Boston, da Google e Mozilla per creare animazioni e giochi in maniera visuale, disegnare pagine web e sviluppare app trascinando oggetti da una finestra all'altra. Si fanno anche incontri con persone del mondo tech e si organizzano visite nella aziende del settore.
Lo sbarco in Italia. "Programmare significa insegnare a una macchina a far qualcosa", sottolinea Sala. "Che tu lo faccia scrivendo codice o trascinando oggetti l'importante è creare qualcosa di tuo". CoderDojo ha una sola regola: "Soprattutto, essere cool. Bullismo, bugie e far perdere tempo alla gente non sono cose cool". Sala ha cominciato a occuparsi del progetto dopo che suo figlio gli aveva chiesto aiuto per creare un videogame. Prima ha cercato un programma per farlo, lo ha studiato, ha creato un primo gioco e poi ha spiegato al figlio come fare. Questo ci è riuscito in addirittura meno tempo del padre. Così si svolgono le lezioni nei dojo: un *****o spiega il gioco, cioè le regole per creare i programmi, e i bambini poi lavorano alla creazione di ciò che vogliono. Per certi versi si tratta dell'applicazione di quel metodo Montessori alla base dell'istruzione di molte persone che con la tecnologia ci sanno fare, come i fondatori di Google, Amazon o Wikipedia. "In giro c'è molta diffidenza verso i computer, mentre sono strumenti per aumentare la creatività dei nostri figli", sottolinea Giordano Scalzo, programmatore 43enne fra i promotori di dojo meneghino insieme alla pedagogista Barbara Laura Alaimo e Marco Faedo. "Se mi avessero raccontato cosa questi bambini sarebbero stati in grado di realizzare non ci avrei creduto - racconta Scalzo - In un paio di ore sono in grado di apprendere la programmazione a livelli, la gestione delle immagini in movimento, degli eventi e l'interazione di questi con i suoni".
Al dojo milanese sono già arrivate richieste da preadolescenti. Nei prossimi eventi si parlerà di HTML e Java, mentre dopo l'estate l'ambizione è proporre Arduino. In attesa del debutto di Sardegna e Catania, a Firenze ci sono una quarantina di famiglie in costante contatto con gli organizzatori del progetto, al momento sospeso per impegni di questi, spiega Tempestini. Organizzatori però che durante il periodo di sospensione sono raddoppiati e oggi sono una quindicina: si torna in pista entro due mesi con un programma di appuntamenti almeno bi-settimanali.
CoderDojo is a movement orientated around running free not-for-profit coding clubs and regular sessions for young people.
At a CoderDojo, young people learn how to code, develop websites, apps, programs, games and more. Dojos are set up, run by and taught at by volunteers. Dojos organise tours of technology companies, bring in guest speakers to talk about their career and what they do, and organise events. In addition to learning to code, members meet like minded people, show off what they’ve been working on and so on. CoderDojo makes development and learning to code a fun, sociable, kick ass experience. CoderDojo also puts a strong emphasis on open source and free software, and has a strong network of members and volunteers globally.
CoderDojo has just one rule: “Above All: Be Cool“, bullying, lying, wasting people’s time and so on is uncool.
To join a CoderDojo, please find your nearest one from this list, or help set one up one!
A bit of history
CoderDojo is a not-for-profit organisation founded by James Whelton and Bill Liao. It was first started in James Whelton’s school in early 2011 when James received some publicity after hacking the iPod Nano and some younger students expressed an interest in learning how to code. He setup a computer club in his school (PBC Cork) where he started teaching basic HTML and CSS. Later that year he met Bill Liao, a entrepreneur and philanthropist, who was interested in growing the project into something bigger than just an after-school computer club. In June 2011 the first CoderDojo was launched in the National Software Centre in Cork where CoderDojo saw extreme success. The Cork Dojo saw people travelling from Dublin frequently to attend sessions. Owing to this popularity a Dublin Dojo was launched soon after in Google’s Montevetro building. The increasing success leading to setting up more Dojos around Ireland and subsequently around the world.
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Ultima modifica di guerrierodipace; 20-03-13 alle 16: 11
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